Il fotovoltaico è certamente la soluzione cardine della decarbonizzazione e dell’indipendenza energetica. Non si possono ignorare almeno due grossi problemi da risolvere, evidenziati dalla IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia): chi ha un vantaggio competitivo quasi incolmabile e quanto inquina la produzione. La Cina ha allestito una efficiente filiera di produzione e detiene una fetta preponderante delle materie prime necessarie (polisilicio, lingotto e wafer). Fino ad oggi, quando nessuno ipotizzava la crisi energetica, gli altri Paesi hanno acquistato dalla Cina i pannelli chiavi in mano, detenendo l’80% del mercato; sono cinesi  i primi dieci fornitori di equipaggiamento. Non solo, si è anche attrezzata con produzione in paesi vicini come la Malesia e il Vietnam. Anche se vogliamo ignorare la questione dei diritti umani e dei frequenti lavori forzati, è ineludibile l’inquinamento ambientale tanto per la produzione quanto per lo smaltimento dei pannelli. L’inquinamento risiede nei notevoli consumi di energia che la produzione e il trasporto richiedono, fino quello sociale dei bassi costi del lavoro.  Non dimentichiamo l’adeguamento delle reti elettriche e la produzione degli accumulatori che stabilizzano la disponibilità di energia. 

Per produrre in Europa a costi competitivi servono investimenti molto impegnativi; serve tempo e particolare attenzione per una politica industriale accattivante e snella; serve infine una pianificazione molto diversificata nel mondo per l’approvvigionamento delle materie prime.

L’occidente ha rischiato molto di rimanere attanagliato dalle restrizioni russe ove fossero assecondate anche dalla Cina. Se poi l’instabilità possibile dell’amicizia dei paesi autarchici, quasi tutti petrolieri, divenisse acclarata, senza indipendenza energetica saremmo veramente nei guai. Infine, appare ancora più significativa l’importanza dell’economia circolare per recuperare le materie prime che non abbiamo.

Aggiungiamo una considerazione. La finanza sostenibile sempre più protagonista non si rivolge a investimenti in idrocarburi frenando di conseguenza il livello delle estrazioni nel tempo; se lo sviluppo delle rinnovabili non raggiungesse in breve i suoi obiettivi nello stesso tempo avremo scarsità di idrocarburi con la conseguente guerra dei prezzi.

Non dimentichiamo di avere una scarsa visione insieme a un sistema energetico integrato ma non resiliente, cioè poco efficiente nel rispondere agli imprevisti. Dobbiamo quindi accellerare gli investimenti nelle tecnologie verdi, renderle più accessibili e favorirne la diffusione nel tempo ottimale.